I Fondi strutturali e d’investimento europei (c.d. Fondi SIE)

con Nessun commento

La base normativa della politica di coesione economica, sociale e territoriale dell’UE (detta anche politica regionale dell’UE) è rappresentata dall’articolo 174 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea (“TFUE“), il quale stabilisce che l’Unione deve mirare a ridurre il divario tra i livelli di sviluppo delle varie regioni e il ritardo delle regioni meno favorite o insulari, e che un’attenzione particolare deve essere rivolta alle zone rurali, alle zone interessate da transizione industriale e alle regioni che presentano gravi e permanenti svantaggi naturali o demografici.

La realizzazione di tali obiettivi solidaristici è perseguita attraverso l’impiego dei Fondi Strutturali e di investimento europei (c.d. Fondi SIE).

I Fondi SIE previsti dall’attuale ciclo di programmazione 2021-2027 sono i seguenti:

1) il Fondo europeo per lo sviluppo regionale (FESR), quale principale strumento di attuazione della politica regionale dell’Unione.

Esso si propone di sostenere lo sviluppo armonioso e la coesione economica delle diverse regioni dell’Unione europea, attraverso la correzione dei maggiori squilibri e l’adeguamento strutturale delle regioni in ritardo.

Il FESR provvede al finanziamento di:

  • investimenti produttivi che permettono di creare o salvaguardare posti di lavoro durevo­li, in primo luogo attraverso aiuti diretti agli investimenti, principalmente nelle piccole e medie imprese;
  • investimenti nel settore delle infrastrutture;
  • iniziative locali e, in particolar modo, delle attività delle piccole e medie imprese;
  • investimenti nel campo della ricerca e dello sviluppo tecnologico.

Inoltre tale strumento supporta il turismo sostenibile e il patrimonio culturale e natura­le, quest’ultimo da inquadrarsi nell’ambito di una strategia territoriale per aree specifiche, compresa la riconversione delle regioni industriali in declino.

2) il Fondo sociale europeo Plus (FSE plus) che sostiene gli Stati membri e le Regioni nel conseguire livelli elevati di occupazione, una protezione sociale equa e una forza lavoro qualificata e resiliente, pronta per la transizione verso un’economia verde e digitale.

Il Fondo sociale europeo (FSE) è stato istituito dal Trattato di Roma per risolvere i problemi di occupazione generati dalla stessa integrazione europea e partecipa al finanziamento delle azioni in favore della formazione professionale e dell’occupazione.

Il FSE punta a migliorare le possibilità di occupazione, rafforzare l’inclusio­ne sociale, contrastare la povertà, promuovere l’istruzione, le competenze e la formazio­ne permanente e ad elaborare politiche di inclusione attiva globali e sostenibili, conforme­mente ai compiti affidati dall’articolo 162 del Trattato sul funzionamento dell’Unione eu­ropea (TFUE).

Secondo quanto stabilito all’articolo 9 TFUE, il FSE deve tener conto delle esigenze connesse con la promozione di un elevato livello di occupazione, la garanzia di un’adeguata protezione sociale, la lotta contro l’esclusione sociale e un elevato livello di istruzione, formazione e tutela della salute umana.

3) Il Fondo Europeo per gli Affari Marittimi, la Pesca e l’Acquacoltura (FEAMPA), che promuove la pesca e l’acquacoltura sostenibili, il ripristino e la conservazione delle risorse biologiche acquatiche, l’economia blu nelle aree costiere, insulari e interne, sostiene lo sviluppo di comunità della pesca e dell’acquacoltura, aiuta la governance internazionale per mari e oceani sicuri, protetti, puliti e gestiti in modo sostenibile;

4) Il Fondo per una Transizione Giusta (Just Transition Fund – JTF), che sostiene i territori che si trovano a fronteggiare le grandi sfide socioeconomiche derivanti dal processo di transizione verso la neutralità climatica e che vuole consentire alle regioni e alle persone di affrontare gli effetti sociali, economici ed ambientali derivanti da tale transizione;

5) il Fondo di Coesione, che mira a ridurre le disparità economiche e sociali e a promuovere lo sviluppo sostenibile. Tale fondo è riservato ai Paesi con un Reddito Nazionale Lordo pro capite inferiore al 90% della media UE, tra i quali non è inclusa l’Italia.

I suoi finanziamenti sono indirizzati principalmente al sostegno di progetti nei settori dell’ambiente e dei trasporti e soprattutto nel settore dell’infrastruttura dei trasporti. In particolare, attraverso il Fondo di coesione l’Unione deve essere in grado di contribuire ad azioni volte a realizzare l’effi­cienza energetica e le energie rinnovabili e, nel settore dei trasporti al di fuori delle reti transeuropee, il trasporto ferroviario, fluviale e marittimo, i sistemi di trasporto intermoda­le e la loro interoperabilità, la gestione del traffico stradale, marittimo e aereo, il trasporto urbano pulito e il trasporto pubblico.

Nel dicembre 2020 il Consiglio Europeo ha approvato il quadro finanziario pluriennale (QFP) 2021-2027, che rappresenta il bilancio a lungo termine dell’UE, stanziando le risorse per le politiche europee.

In particolare, alla politica di coesione sono stati destinati complessivamente 330,235 miliardi, di cui 200,4 destinati al FESR e 87,3 destinati al FSE plus.

Risorse che dovranno finanziare i cinque gli obiettivi strategici di sviluppo (c.d. obiettivi di policy) della programmazione 2021-2027:

OS1) Un’Europa più intelligente e competitiva, attraverso la promozione di una trasformazione economica intelligente, innovativa e basata sul digitale;

OS2) Un’Europa più verde in transizione da un’economia a basse emissioni di carbonio verso una net economy a zero emissioni e resiliente, attraverso la promozione di una transizione verso un’energia pulita ed equa, di investimenti verdi e blu, dell’economia circolare, della mitigazione e dell’adattamento ai cambiamenti climatici e della gestione e prevenzione dei rischi;

OS3) Un’Europa più connessa, attraverso il rafforzamento della mobilità;

OS4) Un’Europa più sociale e inclusiva, che sostenga l’occupazione di qualità, l’istruzione, le competenze professionali, l’inclusione sociale.

OS5) Un’Europa più vicina ai cittadini attraverso la promozione dello sviluppo sostenibile e integrato di ogni tipo di territorio e delle iniziative locali.

Contestualmente all’approvazione del QFP l’UE si è dotata dello strumento del Next Generation EU, comunemente noto come Recovery Fund, per porre rimedio ai danni economici e sociali causati dalla pandemia di coronavirus e preparare l’UE al futuro, costruendo un’UE post-Covid-19 più verde, più digitale, più resiliente e più adatta alle sfide attuali e future.

Pur trattandosi di uno strumento autonomo ed indipendente, la sua dotazione finanziaria (costituita attraverso la raccolta di capitali sui mercati finanziati mediante l’emissione di obbligazioni) integra il quadro finanziario pluriennale per il periodo 2021-2027, rafforzando la politica di coesione.

Infatti, la Commissione UE, nell’ambito del piano Next Generation EU, ha assegnato risorse supplementari alla politica di coesione per gli anni 2021-2023 attraverso il programma React-EU, la cui dotazione complessiva ammonta a 50,6 miliardi di euro

In questa sede, è necessario ricordare che i fondi Strutturali e di investimento europei sono gestiti in modalità concorrente.

Ciò vuol dire che i finanziamenti sono gestiti congiuntamente dalla Commissione Europea e dalle autorità nazionali (Stato, Regioni e Provincie autonome).

In particolare, le amministrazioni degli Stati membri scelgono quali progetti finanziare e sono responsabili della loro gestione quotidiana.

La Commissione EU, invece, verifica che i progetti siano stati portati a termine e che i fondi siano stati spesi correttamente.

Ogni Stato membro predispone un documento chiamato Accordo di Partenariato che definisce la strategia e le sue priorità nonché le modalità di impiego efficace ed efficiente dei fondi SIE. Tale accordo viene successivamente approvato dalla Commissione.

Le priorità strategiche manifestate dallo Stato membro all’interno dell’Accordo di Partenariato sono declinate, a loro volta, per settori e territori, in ulteriori documenti detti Programmi Operativi (PO).

Questi ultimi, suddivisi in Programmi Operativi Nazionali (PON) e Programmi Operativi Regionali (POR), delineano gli obiettivi specifici all’interno di assi prioritari su base pluriennale, usufruendo delle risorse dei Fondi strutturali.

Il soggetto responsabile del PO è definito Autorità di gestione e può essere o direttamente lo Stato membro o altri organismi pubblici o privati designati dallo Stato membro stesso.

La Programmazione 2021-2027 prevede la realizzazione in Italia di 38 Programmi Regionali (POR) e di 9 Programmi Nazionali (PON), finanziati dal FESR e dal FSE+.

Il JTF, invece, cofinanzia un unico programma nazionale chiamato Just Transition Fund Italia.

Per ottenere un finanziamento occorre ricercare un bando rispondente alla propria idea progettuale pubblicato nell’ambito dei PON e dei POR, consultando i portali delle Autorità di gestione, vale a dire i siti web ministeriali e i portali della propria Regione.

Lo Studio Legale Europeo è in grado di individuare tutte le opportunità di finanziamento o di co-finanziamento che maggiormente si attagliano alle caratteristiche e alle esigenze dei clienti.

Il buon fine di tale attività è garantito dal puntuale ed attento monitoraggio di tutte le principali fonti informative ufficiali a livello europeo, nazionale, regionale o locale.

Riferimenti utili:

https://opencoesione.gov.it/it/programmi_2021_2027/

Avv. Silvio Battista

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *