Tutto il ciclo di vita delle procedure, dalla programmazione fino all’esecuzione e conclusione del contratto passerà attraverso piattaforme telematiche interoperabili, confluendo sul portale dell’Autorità, con l’acquisizione diretta dei dati
Appalti pubblici digitalizzati. Tutto il ciclo di vita delle procedure, dalla programmazione alla richiesta del Cig (codice identificativo di gara) fino all’esecuzione e conclusione del contratto passerà attraverso piattaforme telematiche interoperabili, confluendo sul portale dell’Autorità, con l’acquisizione diretta dei dati. Non ci saranno più, quindi, documenti cartacei tradotti in digitale, ricerca di certificazioni presso soggetti diversi, pezzi di appalto gestiti in digitale da alcuni e altri da altri enti. La Banca Dati Anac dialogherà con tutte le piattaforme digitali di e-procurement utilizzate dalle stazioni appaltanti, evitando agli operatori economici di dover ripresentare più volte gli stessi documenti, o alle stazioni appaltanti di doverli richieder con spreco di tempi, energie e costi. E ciò renderà le gare più veloci, ma anche più controllabili, più concorrenziali e più aperte al mercato. Una rivoluzione che porterà anche l’Anac a cambiare pelle e a trasformarsi da vigile a tutor. Tra pochi giorni (il 20 ottobre) il Consiglio di stato consegnerà al governo la bozza del nuovo Codice appalti. Il presidente dell’Anac, Giuseppe Busia, ha fatto il punto con ItaliaOggi sulle novità in arrivo, molte delle quali richieste dal Pnrr.
Domanda. Il Codice degli appalti in Italia è un cantiere sempre aperto. Ma occorreva intervenire ancora una volta?
Risposta. Occorrono diverse modifiche, che noi per primi abbiamo sollecitato, senza tuttavia porre come obiettivo in sé la riscrittura dell’intero quadro normativo, in quanto questo creerebbe disorientamento negli operatori, rallentando le attività proprio in un momento tanto cruciale per la realizzazione del Pnrr.
- La riforma del Codice degli Appalti è stata posta dall’Unione europea come una delle riforme strategiche all’interno del Pnrr, prioritaria anche per poter ricevere le tranche di fondi europei.
- La riforma normativa, è essenziale. Tra le varie riforme previste dal Pnrr, quella dei contratti pubblici è un prerequisito, un elemento abilitante per tutti gli investimenti, specie per il corretto ed efficace utilizzo degli ingenti fondi europei da qui al 2026. In questi mesi abbiamo lavorato in stretta collaborazione con l’apposita Commissione del Consiglio di stato per dar vita al nuovo Codice. E’ essenziale, però, che la riforma sia anche una riforma amministrativa, non solo normativa. Non basta scrivere buone regole, ma bisogna farlo in vista della loro applicazione pratica. Occorre che siano chiare, di agevole attuazione, aperte al digitale. Le nuove norme del Codice non devono creare ambiguità, non devono stravolgere troppo. Devono poter cambiare dove serve, nell’ottica della semplificazione e della facile applicabilità.
- La Legge delega sui contratti pubblici, approvata dal Parlamento, ha rafforzato i poteri e le funzioni di Anac. Come cambia l’Autorità?
- I criteri direttivi introdotti dal parlamento nella legge delega sugli appalti prevedono un rafforzamento delle funzioni di vigilanza dell’Autorità e di supporto alle stazioni appaltanti. In particolare con la vigilanza collaborativa, che è uno dei più efficaci strumenti di prevenzione, è possibile intervenire con tempestività e garanzia di legalità nelle procedure di aggiudicazione. Le Pubbliche amministrazioni che vi aderiscono sottopongono in via preventiva gli atti di gara all’Autorità, che in tempi brevissimi (dai 5 agli 8 giorni) fornisce osservazioni e consigli. E’ un istituto importante di affiancamento delle pubbliche amministrazioni che diventa strumento di deflazione del contenzioso, come confermato dal numero esiguo di ricorsi avviati in questi anni sulle procedure vigilate dall’Autorità.
- E il supporto alle p.a. in cosa consiste?
- L’altro elemento centrale nel nuovo Codice degli Appalti è il ruolo di Anac di ausilio e sostegno alle stazioni appaltanti con la creazione di bandi tipo, documenti tipo, atti già pronti, che le amministrazioni possano usare. Si tratta di una forma di collaborazione e di promozione di buone pratiche, nello spirito di risoluzione dei problemi. Abbiamo orientato la nostra azione di Autorità in questa direzione per favorire la ripresa, affiancando le amministrazioni sul versante dei contratti, per renderli strumenti efficaci di realizzazione dei tanti progetti messi in campo, garantendo apertura, concorrenza e capacità di selezionare le imprese più idonee, dinamiche e innovative, al servizio dell’interesse pubblico. Attraverso i contratti-tipo, per esempio, e le nostre piattaforme informatiche, viene monitorato il rispetto dei contratti collettivi di lavoro, evitando l’adozione dei cosiddetti contratti pirata, a garanzia dei lavoratori.
- Il nuovo Codice degli Appalti darà una forte spinta alla digitalizzazione, archiviando per sempre la carta e i documenti in pdf. E’ un passaggio storico per il nostro Paese.
- La gestione interamente digitale degli investimenti in appalti pubblici, scritta nel Pnrr, è un impegno di Anac da tempo, e ora troverà piena collocazione anche nel nuovo Codice degli appalti. Vogliamo garantire l’estensione del digitale a tutto il ciclo di vita del contratto, a partire dalla programmazione, alla richiesta del Cig (codice identificativo di gara) fornito da Anac fino all’esecuzione e conclusione del contratto, e all’ultima fattura. Questo porta a piena maturazione quanto Anac sta già facendo con la Banca dati nazionale dei contratti pubblici: tutte le informazioni e le attività riguardanti l’appalto passano attraverso piattaforme telematiche interoperabili e confluiscono sul portale dell’Autorità, con l’acquisizione diretta dei dati. Non ci sono più, quindi, documenti cartacei tradotti in digitale, ricerca di certificazioni presso soggetti diversi, pezzi di appalto gestiti in digitale da alcuni e altri da altri enti. No: la Banca Dati Anac dialogherà con tutte le piattaforme digitali di e-procurement utilizzate dalle stazioni appaltanti, così da gestire ogni procedura in formato digitale, evitando agli operatori economici di dover ripresentare più volte gli stessi documenti, o alle stazioni appaltanti di doverli richieder con spreco di tempi, energie e costi.
- Un salto non da poco per l’amministrazione pubblica italiana, ma anche per l’intero Paese.
- Certamente. Da un lato, si rendono più veloci le gare, più controllabili, con più concorrenza, più apertura di mercato. Dall’altro, si cambia prospettiva anche per Anac: non più il vigile che ti ferma quando hai commesso eccessi di velocità, ma il tutor. L’Autorità ti aiuta e ti affianca con servizi alle imprese e alle stazioni appaltanti, e facendo interconnessione fra diverse banche dati. Già oggi la Banca Anac collega i dodici enti certificanti il possesso dei requisiti necessari per ogni appalto (Agenzia entrate – regolarità fiscale, Inps Inail Casse edili – regolarità contributiva, Ministero Giustizia – casellario giudiziario, Ministero Interno – Certificazioni Antimafia, ecc.), creando un unico strumento, il fascicolo virtuale dell’operatore economico che certifica i documenti rapidamente e senza inutili duplicazioni, permettendo non ad Anac, ma anche a tutti i cittadini, attraverso appositi cruscotti, di controllare l’appalto dalla gara all’esecuzione e collaudo dell’opera. Il tutto, grazie al digitale con grande alleggerimento di burocrazia, scartoffie e documentazione per le stazioni appaltanti e per le imprese.
ARTICOLO TRATTO DA “ItaliaOggi Online”:
https://www.italiaoggi.it/news/appalti-pubblici-digitalizzati-2580659
VEDI ANCHE:
https://www.anticorruzione.it/-/appalti-pubblici-digitalizzati
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